Come si calcola il rischio sismico: i 3 parametri da valutare
Parliamo di rischio sismico.
Un tema che ho deciso di affrontare per mettere in guardia anche te che hai l’obbligo di valutare TUTTI i rischi nella tua azienda.
Da imprenditore, sai bene che se il tuo non è un capannone antisismico, rischi grosso! Purtroppo, la sicurezza antisismica è spesso sottovalutata.
Ma se sei qui a leggere è perché vuoi fare qualcosa, vuoi vederci chiaro e vuoi sapere da dove partire per valutare TUTTE le sorgenti di rischio in caso di terremoto, per rendere più sicura la struttura del tuo capannone, ma anche per garantire sicurezza a chi lavora all’interno dello stesso e per proteggere tutti i tuoi beni.
In questo breve articolo, parleremo proprio di rischio sismico, che devi valutare ai sensi del D.Lgs 81/2008. E ti consiglio di leggerlo fino alla fine, perché avrai a portata di click anche la soluzione per avere “senza stress” la perizia obbligatoria per aggiornare il tuo DVR e, ovviamente, la soluzione per intervenire sul tuo capannone senza smantellare tutto, rendendolo a prova di terremoto.
Partiamo dalla definizione di rischio sismico e dai 3 parametri da valutare.
Che cos’è il rischio sismico e come si calcola?
Il rischio sismico è un concetto abbastanza complesso che deve essere necessariamente valutato in base a 3 parametri.
Ma volendo dare una definizione di rischio sismico, possiamo utilizzare queste parole:
il rischio sismico è la misura (probabilistica) degli effetti (perdite umane, feriti, danni alle proprietà e perturbazioni alle attività economiche) che i terremoti in una data zona determinano sugli elementi esposti.
A questo punto, è bene mettere in evidenza i 3 parametri fondamentali per calcolare il rischio sismico che nel nostro caso interessa i capannoni industriali.
Rischio sismico capannoni industriali: ecco cosa valutare per mettere al sicuro la tua attività
Il calcolo del rischio sismico deve essere fatto considerando:
- PERICOLOSITÀ: è la probabilità che si verifichino terremoti di una data entità, in una zona precisa ed in un prefissato intervallo di tempo. Diventa fondamentale considerare la sismicità di un territorio, in base alla mappa di pericolosità sismica (da O.P.C.M. n.3519 del 28/04/2006), che altro non è che una caratteristica propria di una determinata zona. L’azione sismica si andrà a determinare esattamente sul sito in cui si trova o sorgerà la costruzione.
- ESPOSIZIONE: da considerare come il complesso di beni e delle attività che possono subire perdite per effetto del sisma. Ovviamente, l’obiettivo primario è la salvaguardia della vita umana, ma quando si parla di rischio sismico e capannoni industriali è importante anche valutare la sicurezza della struttura (contenitore) e di tutto ciò che c’è al suo interno (contenuto). Nelle aziende l’esposizione viene valutata tenendo conto dei DANNI DIRETTI alle persone e alle cose (fabbricato, impianti, attrezzature, arredi, magazzino, semilavorati, prodotti finiti). Poi, c’è anche un altro aspetto tanto importante da considerare: i dati sensibili (tanta attenzione deve essere dedicata anche al locale server). Ma ci sono anche i DANNI INDIRETTI da considerare, come la perdita di profitto dovuta al fermo di produzione (con i costi fissi che l’azienda dovrà comunque sostenere) e le penali contrattuali, ad esempio, per la mancata consegna di merci.
- VULNERABILITÀ: è il parametro che ci riguarda più da vicino, perché è la predisposizione di una costruzione a subire danni per effetto di un sisma di prefissata entità. La vulnerabilità è l’unico fattore su cui si può intervenire per ridurre il rischio sismico di un capannone industriale e di qualsiasi altro edificio.
Detto ciò, voglio sottolineare che per quanto riguarda la vulnerabilità sismica degli edifici esistenti, le attuali norme per le costruzioni in zona sismica prevedono che gli edifici non si danneggino per i terremoti di bassa entità, non subiscano danni strutturali per terremoti di media intensità e non crollino in occasione di terremoti più forti, pur potendo subire danni gravi.
Questo è il concetto che sta dietro agli “stati limite di esercizio” (condizioni che comportano la perdita di funzionalità o il rapido deterioramento del sistema strutturale) fino allo “stato limite di collasso”.
Passiamo all’azione.
Come ottenere la riduzione del rischio sismico? La soluzione Capannone Sicuro®
Trovata la risposta alla domanda “come calcolare il rischio sismico?”, sulla base di precisi parametri, tocca ora rispondere ad un’altra domanda: “come mettere in sicurezza i capannoni industriali prefabbricati?”
Rispondo subito.
Il terremoto del 2012, definito dagli addetti ai lavori come il “Sisma dei Capannoni Industriali”, ha messo in evidenza quali sono i problemi principali dei capannoni industriali prefabbricati. Nel dettaglio:
- mancanza di collegamenti tra elementi strutturali verticali e orizzontali, e tra questi ultimi;
- tamponamenti prefabbricati non adeguatamente ancorati alle strutture principali;
- presenza di scaffalature portanti realizzate con materiali pesanti che collassando possono coinvolgere la struttura stessa del capannone.
Noi di Capannone Sicuro risolviamo questi problemi con metodo e con dispositivi di ultima generazione, analizzando prima il caso specifico e calcolando il rischio sismico, poi progettando interventi non invasivi per l’adeguamento e il miglioramento sismico del tuo capannone industriale. Proprio come abbiamo fatto per questi 2 capannoni in provincia di Bologna e in provincia di Mantova – clicca qui.
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Puoi anche telefonare al numero verde:
Giovanni Pagliardini,
esperto in consolidamento sismico di capannoni industriali.
Ideatore e creatore del SISTEMA Capannone Sicuro®